venerdì 16 novembre 2018

Introduzione al Qigong marziale - Parte I



Il Taijiquan è un’arte marziale interna e dunque la gestione dell'energia interna Qi, attraverso opportune tecniche respiratorie e di concentrazione mentale (Qigong), è essenziale per poter esprimere appieno l’energia dinamica delle sue tecniche. In particolare, l’espressione del “Fa Jin”, che letteralmente significa rilascio della forza interna, richiede che il Qi sia prima immagazzinato nel Dan Tian e nei due archi delle spalle e della colonna vertebrale e poi inviato lungo le gambe e le braccia, per far sì che da un lato ci si possa radicare bene a terra e dall’altro si possa esprimere con il massimo dell’efficacia la tecnica marziale, ad esempio un colpo di palmo o un pugno. Cerchiamo dunque di riassumere in questo articolo, seppure in maniera schematica, i concetti principali che stanno alla base del Qigong marziale. In un successivo articolo esamineremo più in dettaglio la cosiddetta "Grande Circolazione Marziale".

L’energia interna Qi

Tradizionalmente, si considera che esistano quattro scuole di Qigong:
  • la più antica è quella del Qigong medico, che risale fino a 4.000 anni fa;
  • segue la scuola del Qigong “accademico” o degli studiosi e dei filosofi, che risale a 2.500 anni fa;
  • il Qigong religioso, circa 2.000 anni fa;
  •  infine il Qigong marziale, il cui sviluppo si fa risalire all’arrivo di Boddidharma in Cina, presso il tempio di Shaolin, circa 500 anni d.C., cioè 1.500 anni fa.
Tutte queste scuole si occupano, con diversi metodi e obiettivi, della coltivazione e manipolazione dell’energia interna Qi, basando le proprie pratiche sulla medesima concezione del corpo umano, quella propria della medicina tradizionale cinese.

In estrema sintesi, il “corpo energetico” è costituito da una rete di 12 meridiani principali (o canali):
  • 6 meridiani Yin, connessi agli organi polmone, cuore, fegato, milza, reni e pericardio;
  • 6 meridiani Yang, connessi agli organi intestino crasso, intestino tenue, vescicola biliare, stomaco, vescica urinaria e triplice riscaldatore, corrispondenti a uno a uno con gli organi Yin elencati sopra.
Ogni braccio e ogni gamba è percorso da 6 meridiani, 3 meridiani yin sul lato interno (a sinistra nella figura) e 3 yang su quello esterno (a destra nella figura).

 
Oltre a meridiani principali, si riconoscono numerossissimi meridiani secondari, sottili diramazioni che vanno verso l’interno delle ossa e la superficie della pelle, nonché 8 vasi straordinari, che fungono da riserve di Qi e alimentano i 12 meridiani principali. Tra questi 8 vasi, i più conosciuti e utilizzati nell’ambito del Qigong sono:
  • il vaso Concezione (Gv), che scorre sul fronte Yin del corpo lungo la sua linea centrale;
  • il vaso Governatore (Co), che scorre sulla parte posteriore Yang del corpo lungo la sua linea centrale;
  • il vaso Cintura, che avvolge appunto il corpo come una cintura all’altezza della zona lombare;
  • Il vaso di Spinta, che percorre la colonna vertebrale.
Per comprendere come sia possibile influenzare la nostra energia interna, è utile considerare lo stesso ideogramma che la rappresenta.

 
 aria/vapore  +  riso  =  Qi

L’ideogramma Qi rappresenta una ciotola che contiene del riso fumante ed è composto da queste due parti. L’aria rappresenta l’ossigeno che respiriamo ed il riso il cibo che ingeriamo. La combinazione di questi due elementi genera all’interno del nostro corpo l’energia che ci necessita per vivere. L’obiettivo del praticante di Qigong marziale è quello di utilizzare al meglio questa energia interna per “energizzare” i muscoli e sfruttare appieno le possibilità del corpo. A questo scopo è necessario:
  • accrescere la quantità di Qi (respirazione + alimentazione)
  • migliorare la capacità di manifestare esternamente il nostro Qi (attraverso la concentrazione mentale)

La mente e il Qi

Nel linguaggio del Qigong, è la mente che muove e guida il Qi, il quale a sua volta produce l’azione:

mente -> Qi -> azione

Nel linguaggio occidentale, la mente produce l’azione attraverso la mediazione del sistema nervoso:

mente -> sistema nervoso -> azione

Ma poiché il Qi può essere associato alla energia bioelettrica del corpo e le fibre nervose sono i conduttori dei messaggi bioelettrici, le due visioni sono correlate.

Oltre a permetterci di agire, il sistema nervoso ci consente di “sentire” il nostro corpo e l’ambiente circostante. Questo sentire è il linguaggio con cui la mente comunica con il corpo. Analogamente, se voglio utilizzare il Qi per attivare in maniera efficace il corpo, devo innanzitutto imparare a imparare a “sentire” il Qi e a guidarlo, affidandomi alle sensazioni.

Nelle arti marziali interne, come il Taijiquan, si fa proprio questo: usare la mente per guidare il Qi ad energizzare le tecniche, procedendo dall’interno (la concentrazione mentale) verso l’esterno (l’efficacia muscolare). Nelle arti marziali esterne si segue il processo inverso: si acquisiscono capacità fisiche e solo dopo si impara a utilizzare la mente in coordinazione con il Qi. Il secondo processo è certamente più semplice e consueto, e consente di ottenere risultati più rapidamente del primo.

Possiamo comprendere il legame tra mente, Qi e muscoli attraverso una analogia elettrica (la legge di Ohm):
  • V = R x I (differenza di potenziale elettrico = resistenza x intensità della corrente)
  • Concentrazione/focalizzazione mentale = contrazione muscolare x flusso del Qi
A parità di contrazione muscolare, per ottenere un flusso di Qi maggiore devo avere una più intensa concentrazione mentale. A parità di concentrazione mentale, per ottenere un flusso di Qi maggiore devo essere più rilassato. In altri termini, se voglio produrre un abbondante flusso di Qi devo essere molto concentrato e molto rilassato. Le contrazioni muscolari fungono da blocchi al flusso da Qi, sono l’equivalente delle resistenze nell’analogia elettrica, o delle strozzature in un tubo in una analogia idraulica.

D’altra parte, la concentrazione mentale è anche indispensabile per mantenere quello stato di prontezza, vigilanza e consapevolezza che ci consente di capire quello che sta succedendo durante un combattimento (o durante la vita di tutti i giorni). La mente ha un grande potere sul corpo: il pensiero ci può far ammalare e il pensiero ci può guarire. Questo succede proprio perché la mente condiziona il flusso di energia Qi nel corpo.

La potenza marziale “Jin”

Il termine Jin è costituito da due parti:

Jin = Li (forza muscolare) + percorso/focalizzazione = muscoli + mente = esterno + interno

Ciò significa che per produrre un effetto fisico, per esempio spostare un oggetto, devo sia contrarre la muscolatura che concentrare la mente (cioè condurre il Qi). La potenza marziale è dunque proporzionale alla quantità di Qi e alla tensione muscolare (analogia elettrica P = I x I x R), dunque per esprimere più potenza posso sia accrescere la quantità e il flusso di energia interna che contrarre in maniera più efficace la muscolatura.

Vi sono tre approcci alla espressione del Jin nelle arti marziali:
  • Jin duro (stili di Kung Fu esterni come lo Hung Gar): a parità di Qi, creo una forte tensione muscolare (Li) 
  • Jin morbido (stili interni, come il Taijiquan): mantengo la muscolatura rilassata e sviluppo una grande quantità di Qi
  • Jin morbido-duro (stili interni-esterni come la Gru Bianca): uso sia tensione muscolare che Qi. In realtà rimango rilassato fino a quando non ho energizzato i muscoli con il Qi, poi, alla fine dell’espirazione, contraggo i muscoli in maniera impulsiva.
Lo “hard Jin” produce effetti evidenti, ma rimane in superficie. Il “soft Jin” si manifesta in modo poco appariscente e ha un’azione simile a quella di una frusta: penetra in profondità. È adatto a colpire con precisione le cavità dell’agopuntura: dei 108 punti ben conosciuti ed utilizzati, ve ne sono 36 vitali, 3 per ogni intevallo di due ore nella giornata, ed è su quelli che ci si allena a colpire.

Accumulare Qi attraverso la respirazione

In ambito medico si riconosce un punto sotto l’ombelico, lungo il vaso concezione, chiamato Qihai “oceano del Qi”. Nella stessa area, i taoisti collocano il falso Dan Tian o “campo dell’elixir”, cioè del Qi. Dunque due tradizioni diverse riconoscono che quest’area ha un ruolo fondamentale per accrescere la quantità del Qi.

Varie maniere per accrescere il Qi:
  • uso di erbe, come ginseng;
  • esercizio addominale;
  • tecniche di massaggio.
L’area dell’addome è quella in cui accumuliamo il grasso, il “combustibile” che utilizziamo quando c’è scarsità di cibo, convertendolo in energia. Le tecniche di respirazione e massaggio hanno lo stesso scopo: convertire questo grasso in Qi.

La visione tradizionale è un po’ diversa: si trasforma l’“Essenza originale” o Jing, che risiede nei reni, in Qi. In realtà gli esercizi di Qigong vanno a stimolare la produzione di ormoni (ad es. dalle ghiandole surrenali), che a loro volta facilitano la produzione di energia, agendo da catalizzatori.

In ogni caso, il Qi generato in questa area del corpo si immette direttamente dal punto Qihai nel vaso concezione e dunque nel vaso governatore ad esso collegato nell’anello del Piccolo Circuito Celeste, sia in maniera del tutto naturale sia con l'omonima pratica di Qigong interno (Nei Dan).

Due tecniche respiratorie:
  • Respirazione addominale diretta, o buddhista. Quando inspiro (fase yin) l’addome e il perineo vengono spinti fuori (movimento yang); lo yin e lo yang coesistono durante l’inspirazione e mi rilasso facilmente; inoltre l’espansione dell’addome quando inspiro permette al diaframma di scendere più agevolmente e comprimere maggiormente le ghiandole surrenali rispetto a una respirazione superficiale. Quando espiro contraggo l’addome e il perineo. 
  • Respirazione addominale inversa, o taoista. Quando inspiro contraggo l’addome e il perineo (tutto va verso l’interno, yin), quando espiro sono rilassato (tutto va verso l’esterno, yang). Lo yin e lo yang non coesistono nelle fasi respiratorie, è il tipo di respirazione che facciamo quando abbiamo a che fare con le emozioni (pianto, risa) o quando abbiamo una forte intenzione di produrre risultati, ad es. spingere un oggetto pesante. La compressione delle ghiandole surrenali durante l’inspirazione è ancora maggiore, così come la stimolazione di altre ghiandole come il pancreas, le ovaie o i testicoli.
L’approccio buddhista è quello di creare le condizioni affinché il Qi possa circolare da sé (respirazione diretta), quello taoista è più aggressivo, forza il Qi a circolare (respirazione inversa). La prima respirazione enfatizza la circolazione del Qi nei meridiani, la seconda verso l’interno (ossa) e verso l’esterno (superficie della pelle). Tutti e due i metodi respiratori possono essere usati per produrre Qi nella zona del falso Dan Tian inferiore, perché entrambe sollecitano un movimento profondo dell’addome, ma quella inversa è più efficiente perché stimola di più le ghiandole surrenali.

Per poter produrre in maniera più efficiente Qi nel falso Dan Tian si possono praticare appositi esercizi di condizionamento, quali massaggi e respirazioni molto profonde associate a contrazioni muscolari a livello addominale. Vi sono esercizi più esterni, in cui si contrae molto la muscolatura per produrre velocemente Qi e manifestarlo all’esterno: è il Qigong duro di alcuni stili di Gongfu esterni come ad esempio l’Hung Gar, si parla di “martial fire”, fuoco marziale. Negli stili interni come il Taijquan si usa un approccio più gentile, in cui si rimane rilassati per far sì che il Qi venga accumulato all’interno nel vero Dan Tian (al centro dell'addome) invece che disperdersi all’esterno (“scholar fire” o fuoco degli studiosi).

Pino Creanza 

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